Vinicio Serino
Università di Siena
Abstract
Il sacerdote ed erudito Fioravante Martinelli così scriveva nel 1632 a proposito dell’incarico conferito a Francesco Borromini per la costruzione di Sant’Ivo, la casa della Sapienza scrive: “ … fu scelto il Cav. Borromino, al quale per la vivezza dell’ingegno per la prattica delle regole vitruviane, et per l’assuefattione ad imitare le opere de’ migliori professori d’architettura antichi greci, e romani, non dava travaglio il miscuglio de’ cantoni, e delle linee dritte e torte né la mancanza di lume vivo, conoscendo, che il trofeo del valore dell’architetto nasceva dalle difficoltà, dalle quali veniva travagliato, et esercitato l’ingegno” (Cfr. Benedetti et alii, 2016 v. Bibl.).
Il punto di partenza della riflessione architettonica di Borromini fu di certo il libro dei Proverbi, dove si può leggere: “La Sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne” (Pv. 9, 1). Il numero sette, “le colonne della saggezza” (Endres, Schimmel, 1991), è il prodotto della somma del numero divino 3 col 4, ossia il creato, l’effetto del supremo atto di volontà di Dio artefice e quindi “alleanza di Dio col mondo” (Cairo, 1967). E’ esattamente quest’alleanza che Borromini ha inteso rappresentare in quello straordinario edificio che, appunto, esalta la Sapienza. Spazio pensato e realizzato per celebrarne l’epifania. Initium Sapientiae timor Domini (Pv. 9, 10), dice il libro dei Proverbi. Questa frase è iscritta due volte nel grande edificio: sulla porta dove transitavano i suoi studenti e i suoi professori e dentro la chiesa di Sant’Ivo, protettore degli avvocati, per ammonire che il ”Principio della Sapienza è il timore del Signore, e conoscere il Santo è intelligenza” (Pv. 9, 10).
Keywords
Borromini, divina arminia, spirale, Sant’Ivo alla Sapienza